Ha
soltanto 33 anni e nel 2009 è stato nominato Abate del Monastero di
Namgyal, a Dharamsala in India, da sua Santità il Dalai Lama. Il
Venerabile Maestro Kenrhab Rinpoche è nato nel 1951 in Tibet. A
quattro anni è entrato in monastero. Sabato sera ha parlato a
Vigevano. Questa l'intervista che con tanti sorrisi e gentilezza ci
ha rilasciato.
In
San Dionigi di fronte alla grande tela del Cerano Lama Rinpoche ci ha
spiegato il perchè della sua venuta a Vigevano, invitato
dall'associazione cittadina “Art on stage” per la giornata
dedicata al Tibet.
“Uno
dei motivi principali è per rafforzare il sostegno al Tibet e per
comunicare la venuta di sua Santità il Dalai Lama a Milano il 27 e
il 28 giugno al Palaforum di Assago. Parlerò di alcuni degli
insegnamenti buddhisti per cercare di vivere meglio e felici. E lo
farò in tibetano in quanto il mio italiano non è ancora
autosufficiente”.
La
presenza stimata in Italia dei Buddhisti è di circa
centocinquantamila unità comprendendo anche gli immigrati. Come
riesce ad insegnare in un paese cattolico come l'Italia?
“Il
buddhismo cerca di adattarsi ai contesti e in Italia ma anche in
Europa le spiegazioni contano molto, perchè gli occidentali amano
analizzare. Chi analizza ha la possibilità di scoprire a fondo le
verità e la conoscenza”.
Avverte
anche Lei la crisi sociale ma anche spirituale di questo periodo
storico?
“Non
solo in Italia il grave problema è la perdita e la mancanza di
lavoro, questo turba le menti e si somma alla afflizioni mentali
principali e cioè attaccamento, odio e ignoranza. La pratica del
Dharma è cambiare modo di pensare, riconoscere i problemi e le
afflizioni guardando dentro di sé per diventare coscienti. Tutto
questo si ottiene imparando il metodo della calma mentale. Sento però
che questa crisi verrà superata”.
Cosa
le manca del Tibet?
“Non
ho particolare nostalgia, tenga conto che a 4 anni sono entrato in un
monastero nel Sud dell'India. Non avverto mancanze perchè, ovunque
vivo, la mia preoccupazione e il mio impegno è pensare e dedicarmi
agli altri”.
Prima
dell'intervista lo abbiamo accompagnato a visitare la Piazza. Ha
sentito, ha visto senza analizzare e commentare. Viveva semplicemente
il presente.
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