giovedì 24 maggio 2012

Intervista a Lama Rinpoche


Ha soltanto 33 anni e nel 2009 è stato nominato Abate del Monastero di Namgyal, a Dharamsala in India, da sua Santità il Dalai Lama. Il Venerabile Maestro Kenrhab Rinpoche è nato nel 1951 in Tibet. A quattro anni è entrato in monastero. Sabato sera ha parlato a Vigevano. Questa l'intervista che con tanti sorrisi e gentilezza ci ha rilasciato.

In San Dionigi di fronte alla grande tela del Cerano Lama Rinpoche ci ha spiegato il perchè della sua venuta a Vigevano, invitato dall'associazione cittadina “Art on stage” per la giornata dedicata al Tibet.

“Uno dei motivi principali è per rafforzare il sostegno al Tibet e per comunicare la venuta di sua Santità il Dalai Lama a Milano il 27 e il 28 giugno al Palaforum di Assago. Parlerò di alcuni degli insegnamenti buddhisti per cercare di vivere meglio e felici. E lo farò in tibetano in quanto il mio italiano non è ancora autosufficiente”.

La presenza stimata in Italia dei Buddhisti è di circa centocinquantamila unità comprendendo anche gli immigrati. Come riesce ad insegnare in un paese cattolico come l'Italia?

“Il buddhismo cerca di adattarsi ai contesti e in Italia ma anche in Europa le spiegazioni contano molto, perchè gli occidentali amano analizzare. Chi analizza ha la possibilità di scoprire a fondo le verità e la conoscenza”.

Avverte anche Lei la crisi sociale ma anche spirituale di questo periodo storico?

“Non solo in Italia il grave problema è la perdita e la mancanza di lavoro, questo turba le menti e si somma alla afflizioni mentali principali e cioè attaccamento, odio e ignoranza. La pratica del Dharma è cambiare modo di pensare, riconoscere i problemi e le afflizioni guardando dentro di sé per diventare coscienti. Tutto questo si ottiene imparando il metodo della calma mentale. Sento però che questa crisi verrà superata”.

Cosa le manca del Tibet?

“Non ho particolare nostalgia, tenga conto che a 4 anni sono entrato in un monastero nel Sud dell'India. Non avverto mancanze perchè, ovunque vivo, la mia preoccupazione e il mio impegno è pensare e dedicarmi agli altri”.

Prima dell'intervista lo abbiamo accompagnato a visitare la Piazza. Ha sentito, ha visto senza analizzare e commentare. Viveva semplicemente il presente.

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