venerdì 10 febbraio 2012

La nebbia e la paura del cambiamento

Questa la lettera rivolta a Monsignor Vescovo pubblicata giovedì dall'Informatore Vigevanese. Il riferimento è alla potenzialità inattuate di Vigevano e della Lomellina "auto da Formula Uno ma che procedono alla velocità di una Cinquecento" e all'immagine della nebbia "che pervade e soffoca tutto".


Caro Monsignor Vescovo,


grazie di aver scelto la “nebbia” come immagine simbolo per riflettere su Vigevano. E' quanto mai appropriata soprattutto alla luce della poesia di Pascoli intitolata “Nebbia”. La conosce? Il poeta
si rivolge alla nebbia per chiederle di sottrargli alla vista tutto quello che gli è ignoto e lontano. Perché lui vole vedere solo le cose vicine, come la siepe dell'orto, il muro con la valeriana, i peschi, i meli: insomma un un piccolo mondo antico, noto e protettivo.
La paura dell'ignoto e la ricerca di quiete nella sicurezza del "nido" sono i temi della lirica. Se all'io poetico proviamo a sostituire la nostra Vigevano, mi sa che ne abbiamo di motivi su cui riflettere, non trova?


Ma prima ancora di entrare nel merito delle sue parole, mi permetta di far notare come pochi stanno capendo il vero significato del suo messaggio. Che è quello di chi si è messo in ascolto della realtà cittadina: ha visto, incontrato, conosciuto, riflettuto e solo adesso, a distanza di un anno, esprime il suo giudizio sulla città. Bella, importante ma purtroppo poco capita lezione!
Come dimostra la reazione del primo cittadino. Che invece di uscire con un fanciullesco (Pascoli, ancora!) “io ho la coscienza a posto, io ho fatto” avrebbe potuto stupire tutti dicendo di volere riflettere sulle sue parole. Troppo? E' vero, ma almeno ammettere: “sì anche noi come amministrazione possiamo fare e possiamo dare di più”.



Ma ritorniamo alla nebbia, a Vigevano e alla poesia di Pascoli. Nebbia come paura dell'ignoto che possiamo sostituire con parole oggi attuali: modernità, diversità, cambiamento. E, di conseguenza, la nebbia come fenomeno rassicurante che fa vedere solo le cose – e meglio ancora le idee - vicine, conosciute, abituali. Ma c'è un'altra tipologia di nebbia, ancora più insidiosa, che scende su Vigevano anche nelle giornate di sole. E' l'individualismo, l'incapacità di ragionare insieme alla luce del sole, spogliandosi dei propri ruoli e di idee preconcette. E' l'incapacità di mettersi in ascolto, di riflettere, di guardare cosa stanno facendo altre città e di avere l'umiltà di imparare.



Il risultato è l'incapacità di mettere mano a progetti condivisi. Un solo esempio i progetti di recupero del Castello: 4 in 16 anni, praticamente uno diverso per ogni amministrazione che si è succeduta. Ma il Castello è solo una parte, così come il problema delle strade e delle infrastrutture viarie. A Vigevano si continua ad usare e a scambiare la parte per il tutto (figura poetica, tra l'altro), a non considerare il problema dall'alto e quindi secondo una logica di visione strategica e quindi di sviluppo organico.


Riprendendo la sua similitudine della macchina, a me sembra che sia necessario avere guidatori abili e prima ancora scuole guida preparate. La Diocesi con la sua ottima idea di “scovare le più belle iniziative e farle conoscere” potrebbero essere la prima di queste scuole di guida e, soprattutto, di pensiero.
Mario Cantella




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