sabato 28 maggio 2011

IL MONDO DI UNA MANO

Una mano che è in realtà una mappa, un mondo racchiuso e scritto su di un palmo di pelle. Scrittura carnale, incisa e raccontata per sempre.
Mangiare su antichi ideogrammi e incisioni. Curandosene il giusto, perchè la scelta del luogo è dettata da preoccupazioni materiali: le rocce calde e riparate dal vento e quindi scelte per il loro valore d'uso e non per il pregio storico ed artistico.
Mangiare su antichi ideogrammi e incisioni. Prestandovi una giusta e ristretta attenzione, perchè l'attenzione e il sentimento più veri e coinvolgenti erano già stati catturati dallo sguardo allargato sulla pianura.
Il gesto finale del ripiegare tovaglia e tovagliolo è sublime. Amo Cormack McCharty per le descrizioni uniche e magnifiche dei paesaggi. Per il senso di umanità della frontiera, di storie e personaggi alle prese con l'essenziale, con il valore della vita nuda. Alle prese con la dura lezione del mondo sulla quale non puoi rifletterci che a posteriori. Sulla quale non puoi avere rimpianti. Puoi solo accettare.

MANGIARE SU ANTICHE INCISIONI

A mezzogiorno mangiò su un tratto di lava affiorata alla superficie e solidificata, che gli consentiva di allargare lo sguardo sulla pianura alluvionale a nord e a ovest. Fra le rocce si scorgevano antichi pittogrammi, incisioni che raffiguravano animali, lune e uomini, e geroglifici perduti il cui significato era nascosto per sempre agli uomini. Le rocce erano calde sotto il sole, e lui sedeva al riparo dal vento, e contemplava il paesaggio vuoto e silenzioso. Tutto era immobile. Dopo un po' ripiegò tovaglia e tovagliolo, si alzò a andò a prendere il cavallo

(Cormack McCarthy,
Città di Pianura, Einaudi, 1998. pag. 57)


LA LEZIONE DEL MONDO

Non volevo dire che ho già vissuto tutto, disse John Grady.
Lo so che non volevi dire questo.
Volevo solo dire che ho visto cose che non avrei voluto vedere così presto.
Lo so. Il mondo ti dà delle dure lezioni.
Qual è la più dura?
Non saprei. Forse è semplicemente che quando le cose sono finite sono finite e basta. E non torneranno più.
Sissignore

(Cormack McCarthy,
Città di Pianura, Einaudi, 1998. pag. 145)


IL MONDO DI UNA MANO

La donna gli diede un colpetto su una mano. Era tutta nodi, cicatrici lasciate dalle funi, macchie impresse dal sole e dagli anni, Le vene in rilievo la legavano al cuore. C'era quanto bastava perché gli uomini vi scorgessero una mappa. C'era abbondanza di segni e meraviglie, da farne un paesaggio. Da farne un mondo.

(Cormack McCarthy,
Città di Pianura, Einaudi, 1998. pag. 334)


A.Baricco:

La musica di McCarthy è lenta. I suoi libri aprono un tempo molto particolare, indescrivibile, bisogna provare. Impongono un tempo (di solito un buon indizio per riconoscere il grande scrittore). Ti rallentano. Sminuzzano l' accadere in una rete di microeventi che sgranano il tempo fino a una lentezza in cui tutto suona solenne e definitivo. Chi non riesce a calarsi in quell'andatura, chiude il libro e se ne va. Chi si piega, entra in un mondo inedito: che è una delle buone ragioni per aprire un libro, qualsiasi libro”

La musica di McCarthy suona una sola canzone e sempre quella. Racconta di gente che con pazienza infinita cerca di rimettere a posto il mondo. Di riportare le cose dove dovrebbero stare. Di correggere le impurità del destino. Che sia una lupa, o dei cavalli rubati, o un cadavere, o un bambino perduto: quello che fanno è cercare di riportarli al loro posto. E non c' è spazio per la ragionevolezza o il buon senso: è un istinto che non conosce limiti, un' ossessione incurabile. Se occorre la violenza, si usa la violenza. Se bisogna morire, si muore. Con la ferocia e l' ottusa determinazione di un giudice che deve riequilibrare i torti della sorte, gli eroi di McCarthy vivono per ricomporre il quadro sfigurato del mondo. Il reale è una Ferita, e loro ne cercano i lembi, e inseguono la saggezza che saprebbe riunirli nella salvezza di qualche cicatrice”

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