sabato 28 settembre 2013

"BEN TORNATO A CASA"

Ad un seminario su narrazione e viaggio tenuto da Giuseppe Cederna (grandissima persona) era richiesto ai partecipanti uno scritto su un luogo del cuore o dell'anima. La cosa più bella è stata il pensarci, l'emozione e l'intensità del pre-testo, la disposizione che precede la scrittura, la felicità nel rincorrere ricordi.
Tutto quanto precede l'irrompere dell'
io narrativo.

E' diventato un rituale che, ogni anno, cerco di onorare. Un pellegrinaggio dell'anima ma anche del corpo. Perchè la fatica aumenta e si fa ogni volta sempre più sentire.

Valtellina e più precisamente Aprica, luogo dell'adolescenza. Ma stranamente - e ci penso solo adesso - in quegli anni Settanta gli spostamenti avvenivano in gruppo e solo in moto, raramente a piedi a dispetto delle forze e delle energie giovanili allora in esubero.


Mi lascio presto alle spalle il paese e le sue brutture architettoniche ben rappresentate dal condominio a sei piani chiamato “Panettone”. Il primo tratto è subito salita che porta ai pistoni da sci. Percorso conosciuto e quindi trafficato, anche da orribili fuoristrada. Ma sia benedetto nei secoli Steve Jobs per la creazione di quella meraviglia di nome Ipod!

La musica che mi accompagna è invariabilmente e volutamente sempre la stessa: Claudio Rocchi e i suoi Voli magici n.1 e n.2 (ma c'è anche un n.3). Perchè collega l'adolescenza a quello che sono oggi. Perchè mi fa capire che quello che sono oggi è anche quello che sono stato ieri. Diciassettenne mi prendevano in giro del mio amore per Claudio. Che è mancato pochi mesi fa. Sarà forse un caso: ma quest'anno ho saltato dopo anni il mio rituale.

Così mi trovo a salire incurante degli altri e dei loro commenti allorchè, preso dai testi, canto senza remore: “
Vivi la vita vivendo la vita, usa la mente tenendola vuota”.

Usa la mente tenendola vuota” è quello che mi succede quando, finiti i campi da sci dell'impianto Baradello, imbocco il mitico sentiero A3 segnato in rosso. E dai 1250 comincio a salire per raggiungere l'agognata Malga Premalt e la Piana dei Galli a 2.029 metri.

Sono lì, solo, con la mia fatica. Dapprima mi viene sempre un pensiero politico o ideologico di malcelata soddisfazione: oggi alla vostra facciazza io sto consumando solo la suola delle mie scarpe e l'acqua della fontana che è gratis. Dopo la lettura di “Walden ovvero vita nei boschi” ho introdotto una preghiera di ringraziamento a Henry David Thoreau.

Incrocio i due sentieri che portano i nomi del beato Pier Giorgio Frassati e dello scienziato Camillo Golgi. La riflessione è che grandezza d'animo e profondità di pensiero sono spesso prerogativa di grandi camminatori. Scaccio il pensiero che mi vorrebbe portare a trovare un riscontro con gli intellettuali e i politici attuali.
Anche e soprattutto perchè la salita è sempre più impegnativa e la mente si fa davvero vuota. Sto con il respiro e con la fatica delle gambe. Sto con il pensare a quel pianoro che so che prima o poi ci sarà per portarmi un po' di sollievo, ma il vigliacco non si palesa. Sto con me che sto bene, ancora Claudio. A volte ho provato a mettere in pratica la camminata meditata del maestro zen Thích Nhất Hạnh, ma in montagna è impossibile.
Ma sono immerso in un bosco di pini e il silenzio è totale. Il cielo è scomparso, oscurato da cupole verdi. Per terra un manto di aghi e il cammino diventa leggero, soffice. Mi sembra di regalare carezze alla terra. Perchè cammino senza offenderla, senza considerarla un mezzo per.

L'arrivo alla Malga Premalt coincide con la comparsa dell'azzurro di un cielo di solito di fine agosto o inizio settembre. Non è solo il cielo ma anche un orizzonte che mi riaccoglie. “Entrare in corrispondenza con l'orizzonte” è un verso di Pasternack che ho trovato citato in uno scritto di una straordinaria poetessa-meditante Chandra Candiani.


Comincia finalmente la discesa che mi porta nella Valle di Campovecchio. Ogni volta l'arrivo è come una epifania. Dopo il rifugio Cai dove mi fermo a mangiare un panino, mi si apre una valle in piano con poche case-alpeggio di pietra, pascoli e un torrente che scorre a lato. E le montagne che si stagliano davanti come uno svelamento nella loro eterna e meditante bellezza.

M fermo, mi tolgo scarponi e calze e mi dico:
“Bentornato a casa”.

2 commenti:

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  2. Che esperienza affascinante! Scrittura, musica, natura, in un incrocio di suggestione di quelli che scaldano l'anima.

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