domenica 16 ottobre 2011

Quel silenzio assordante

Uno scrittore super-ottantenne che rientra a casa dopo una serata con amici. Una serata trascorsa a parlare delle notizie di tutti i giorni, di questo e di quello ma senza entusiasmo. E che ritrova la casa come rifugio insieme al pensiero introspettivo ed a una parola: insensatezza. E da lì comincia ad interrogarsi e così ci aiuta a capire molte cose di questi nostri tempi.

L'autore è Raffaele La Capria. L'articolo è uscito oggi sul Corriere della Sera.

"Nemmeno la sintassi più ti risponde, e non sai allineare una parola dopo l'altra perchè se non c'è connessione in te e fuori di te, nella società cui appartieni, non ci può essere neppure connessione grammaticale, e senso alcuno, da nessuna parte (...)


L'insensatezza si è impradonita delle nostre vite, dei nostri pensieri, delle nostre giornate e del tempo che passa, insensatamente. Vincerla è un dovere, non tuo soltanto: non c'è altra via d'uscita.

Ma come si fa? Da quando si è passati dal dialogo possibile al battibecco automatico, da quando la contrapposizione inutile si è imposta, in Italia regna il silenzio. Un silenzio "assordante", come si usa dire, assordante davvero per le tante voci che si levano e s'incrociano e si sovrappongono e ci arrivano furiose, creando confusione e inconcludenza...

L'opinione è forte e il pensiero è debole, e non solo lì in tivù ma dovunque. Sto descrivendo uno stato d'animo, quello che tante volte ci assale quando, dopo una serata deludente, ritorniamo a casa. Ma da dove arriva questo stato d'animo?".

Già da dove arriva questo stato d'animo che sempre più avvertiamo si chiede La Capria. Solo dalle notizie di crisi, di mancanza di prospettive e di futuro? Un grande scrittore è colui chi riesce a fare sempre un passo spiazzante, a riproporre e a vivificare gli interrogativi di sempre. La Capria trova una risposta e una concordanza con quello che già scriveva Thomas Mann ne "La montagna magica". 


Questo il passo di T.Mann:
"L'essere umano non vive solo la sua vita di singolo individuo, bensì consciamente o inconsciamente anche quello della sua epoca e dei suoi contemporanei (...) Ma se l'impersonale intorno a lui, l'epoca stessa in cui vive, ad onta di tutta la sua esteriore alacrità, rinuncia in fondo alle speranze e alle prospettive, se in segreto gli si mostra disperata, disillusa, sgomenta e se alla domanda posta intorno al suo senso ultimo risponde solo con un vacuo silenzio, ecco allora (...) che questo stato di cose sortisce un certo effetto paralizzante che, a cominciare dalla vita psichica e dal senso morale, può estendersi fino alla componente fisica ed organica dell'individuo".



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