mercoledì 2 gennaio 2013

Fudenji - Monastero Zen

Vicino a Trebbiano-Salsomaggiore sorge il monastero zen Fudenji, retto e fondato dal Maestro Fausto Taiten Guareschi. Ci sono stato.


La realtà più coinvolgente è la perdita della dimensione personale del tempo. Il suo passare è scandito da riti, cerimonie, momenti vuoti solo in apparenza. Ogni gesto, dal mangiare insieme al lavarsi, ti è presente e non abitudinario. Tu sei davanti a lui e lo ascolti, crei una relazione, sai quello che stai facendo.


Ritualità come mezzo per praticare una disciplina attraverso la quale far emergere e favorire il tuo ordine interiore. Lo ha spiegato bene il Maestro in una lezione. La tua postura, il tuo aspetto sono il corrispettivo tra il tuo fuori e il tuo dentro, il tuo ordine interiore è quello esteriore che assumi e manifesti.


Gli incontri che si susseguono vengono classificati come formali o semiformali e questo determina  il cerimoniale, la preparazione della stanza dove avvengono, la disposizione delle persone. Questo, insieme alle parole del Maestro, mi porta a riflettere su quanto c’è di formale, semiformale e informale nelle nostre vite. E in particolare sulla gerarchia e sul valore che diamo a questi termini. “Formale” è ormai diventato sinonimo di artificiale, falso, vuoto, controllato, di apparenza esteriore. L’ “informale” invece è il manifestarsi della autenticità, della vera natura, dell’interiorità, dell’incontrollato. E se fosse invece l’esatto contrario?


Gli incontri con il Maestro sono stati per me i più stimolanti. Ha una vastissima cultura e quando parla fa collegamenti con la propria storia di romagnolo-emiliano con padre fabbro, con la sua esperienza zen ed i suoi maestri, con i poeti che ama come Leopardi e Pascoli, con i personaggi della sua terra.
"Fatti di terra" è il titolo di uno dei suoi libri che riassume benissimo il suo pensiero: prima di tutto occorre partire e rifarsi sempre alle proprie radici e alla proprio storia. Perchè è lì che si trovano gli esempi più alti di illuminazione non cosciente, di religiosità inconsapevole.

Ha proposto l'esempio di Ettore Cervi uno dei sette fratelli uccisi che, la sera prima di essere fucilato, scrisse ai suoi: "
sempre coraggio, e tutto sarà niente". Grande pensiero e grande insegnamento. Dell' Infinito di Leopardi ha messo l'accento sul verbo "sedendo" che viene sempre sacrificato in favore di "mirando". Ma l'essere seduti in pace e quiete è la condizione prima. Ed infatti l’idillio è un inno all'attualizzazione del momento e quindi del presente attraverso i tanti "questo, questa, queste".


Un suo scritto sulla sala della Fenice dove ci si ritrova offre riflessioni sulla crisi in atto. "Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato" perchè "la crisi porta il progresso", in quanto è nella crisi "che emerge il meglio di ognuno, perchè senza crisi tutti i venti sono brezza".


Il posto è davvero splendido. Sulle colline vicino a Trebbiano-Salsomaggiore, ha una estensione molto grande fatta a balze degradanti in un bosco con torrente. Serre di coltivazione, giardini e alberi da frutto che intuisci fioriti in primavera e una cura del particolare che ti commuove, nel senso che ti muove a stare con il paesaggio, la sua bellezza e gioia. Intorno solo colline e quindi terre coltivate.
 
Ho camminato molto sia all'interno che all'esterno, riproducendo così la dualità tra il mio esserci e non esserci, tra la volontà di abbandonarmi e quella di essere sempre presente.

Nessun commento:

Posta un commento